LA STORIA SVELATA DAL POZZO
La storia puo’ essere svelata da un pozzo? Si, puo’ esserlo.
La storia può essere svelata da un pozzo? Sì, può esserlo. Un pozzo può raccontare pagine altrimenti segrete del nostro passato. Lo dimostra la mostra che si apre oggi presso il Musa, il Museo storico-archelogico dell’Università del Salento (inaugurazione alle 18) all’interno di Studium 2000 a Lecce. Curatori dell’espozione, il cui titolo completo è “La Storia nel Pozzo – Ambiente ed Economia di un villaggio bizantino in Terra d’Otranto”, sono i professori Paul Arthur e Girolamo Fiorentino. È noto che il Musa (diretto da Mario Lombardo, responsabile Grazia Maria Signore), raccoglie i reperti delle ricerche dell’Università del Salento dalla preistoria al medioevo. E all’alto medioevo, all’incirca al VIII – VII secolo dopo Cristo, si riferisce l’esposizione che ripercorre oltre dieci anni di ricerca e scavi condotti dall’Istituto di Archeologia medioevale e di Paleobotanica dell’ateneo salentino in collaborazione con le Università di York e di Copenaghen in un villaggio di epoca bizantina, individuato nel 1999 in località “Scorpo” nei pressi di Supersano. Il sito si trova ai margini delle Paludi di Sombrino e del Bosco Belvedere, il bosco più esteso del Salento, che nel medioevo copriva tutto quel territorio che da Scorrano si stende imo a Supersano, Ruffano e Torre Paduli. Si trattava però di villaggio particolare adatto ad un ambiente umido e paludoso. Si è riscontrata infatti la presenza di un tipo di capanne molto semplici, costruite con delle fosse sottostanti, con dei piani di legno di quercia, pareti di canne intrecciate e copertura di erica. È in un pozzo che nel 2007, grazie anche al contributo finanziario del Comune di Supersano, il professor Paul Arthur e la sua équipe ha avuto modo di fare un rinvenimento eccezionale: semi di specie diverse, di uva, noccioli di pesca, di ulivo, porzioni di frutto, manufatti lignei e attrezzi, materiali ceramici, risalenti al Medioevo all’incirca ai secoli VII e VIII d.C. perfettamente conservati, in quanto depositati nella melma, al di sotto della falda acquifera che ne ha impedito la carbonizzazione. È evidente l’importanza di questa scoperta che ha consentito lo studio del dna delle piante. Le analisi condotte infatti presso l’Istituto “Ancient Dna” di Copenaghen hanno permesso di risalire alla varietà delle viti coltivate a Supersano nel Medioevo e stabilire le modalità della produzione del vino nel Salento durante l’età bizantina. La mostra presenterà la vita quotidiana nel villaggio e le attività produttive e il percorso sarà articolato attraverso l’esposizione di reperti archeologici e paleo vegetali, pannelli didattici e illustrativi e ricostruzioni che riproducono le capanne del villaggio e il pozzo. All’interno, grazie ad una sponsorizzazione della Nikon, vi sarà una postazione con uno stereo microscopio. Un giovane ricercatore spiegherà al pubblico come si effettua l’analisi di materiali organici antichi. La rassegna (visitabile fino al 25 novembre) è realizzata in collaborazione con la Soprintendenza archeologica nell’ambito del progetto “Dal Salento all’Oriente mediterraneo”.
Data: 07/10/2011. Fonte Notizia: Nicola De Paulis, Nuovo Quotidiano di Puglia
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ARTICOLO ARCHEOLOGIA MEDIEVALE
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